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    Associazione tra \u3b3-glutamil-transferasi e rischio di diabete tipo 2

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    Premessa. Il livello di Gamma-Glutamil-Transferasi (GGT) potrebbe essere considerato un marker di stress ossidativo correlato con i fattori di rischio cardiovascolare, sindrome metabolica, insulino-resistenza e diabete tipo 2 (T2D). Scopo dello studio. Esaminare se il livello di GGT è correlato con l’alterata regolazione glicemica (IGR= IFG e/o IGT) e con l’insulino –sensibilità in soggetti ad elevato rischio di diabete. Pazienti e Metodi. In 500 soggetti ad alto rischio di T2D (199 uomini e 301 donne, età 47±11 anni; BMI 28.6±5.5 Kg/m2) è stato eseguito un OGTT con valutazione di insulinemia, c-peptide e profilo lipidico. Sono stati esclusi i soggetti con livelli di transaminasi (AST e/o ALT) e GGT >100 U/L, positività dei marcatori dell’epatite virale o eccessiva assunzione di alcool. Risultati. BMI, circonferenza vita, pressione sistolica e diastolica, glicemia a digiuno, colesterolo totale ed LDL, trigliceridi, AST, ALT così come la prevalenza di sindrome metabolica (criteri ATP III) sono risultati più elevati nel IV quartile di GGT rispetto al I quartile (ANOVA: p<0.0001), mentre il livello di colesterolo HDL risultava più basso (ANOVA: p<0.005). La prevalenza di IFG (4%), IGT (8%) e IFG+IGT (19%) aumentava passando dal I al più alto quartile di GGT (14% vs 31%; p<0.0001). Rispetto ai soggetti con normale tolleranza glucidica, quelli con IGT e IFG+IGT mostravano livelli di GGT più alti (ANOVA: p<0.0001). Passando dal I al IV quartile di GGT, il livello di HOMA-IR aumentava (ANOVA: p<0.0001), mentre la preformance beta-cellulare (Indice insulinogenico/HOMA-IR) si riduceva (ANOVA: p<0.02). L’analisi logistica, aggiustata per età e genere, mostrava che livelli elevati di GGT erano indipendentemente associati a IGT (OR: 1.98; IC: 1.11-3.52) e IFG+IGT (OR: 2.89; IC: 1.37-6.10). Nell’analisi aggiustata anche per BMI, assunzione di alcool, familiarità per diabete, fumo e attività fisica, GGT rimaneva predittore indipendente di IFG+IGT (OR: 3.44; IC: 1.49-7.93). L’inclusione di transaminasi e HOMA-IR nel modello non modificava la significatività di tale associazione (OR: 2.79; IC: 1.07-7.28). Conclusioni. I livelli di GGT appaiono correlati con le differenti categorie di alterata regolazione glicemica e strettamente associati sia con la sensibilità che con la secrezione insulinica. In accordo con precedenti osservazioni, il nostro studio suggerisce che i livelli di GGT possono essere considerati un marker biologico potenzialmente utile per l’identificazione dei soggetti ad alto rischio di diabete

    Terapia insulinica con microinfusore nei soggetti adulti con diabete mellito tipo 1: l'esperienza pisana

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    La terapia insulinica sottocutanea con microinfusore (CSII), nei pazienti adulti affetti da diabete mellito tipo 1 (DM1), risulta una valida opzione terapeutica in grado di ridurre non solo l’HbA1c e il numero di ipoglicemie ma anche la variabilità glicemica. Studi hanno dimostrano l’efficacia del compenso glicemico nella prevenzione delle complicanze diabetiche. Inoltre, il ricorso alla terapia insulinica con CSII è in progressivo aumento nel nostro paese e anche nella Regione Toscana. Scopo di questo lavoro è stato quello di valutare lo stato attuale della terapia con CSII in Toscana per quanto riguarda il grado di diffusione e, all’interno della nostra coorte di soggetti affetti da diabete mellito tipo 1, i benefici metabolici di tale forma di terapia, le ripercussioni sull’evoluzione delle complicanze d’organo e l’utilizzo in alcune condizioni particolari (come ad esempio pazienti con ipoglicemie asintomatiche a cui è stato applicato sistema integrato microinfusore-sensore, SAP). In uno studio retrospettivo longitudinale, sono stati esaminati 208 pazienti (65 uomini e 162 donne), seguiti presso i nostri ambulatori dell’UO di Malattie Metaboliche e Diabetologia dell’Ospedale di Cisanello (Pisa), con DM1 e in trattamento con CSII da 6.5±5 aa (età media 36±16 aa; durata del diabete 24±21 aa). Il 41% presentava retinopatia diabetica, il 19% neuropatia, il 17% nefropatia e il 6% macroangiopatia. I risultati di questo studio mostrano una larga diffusione della terapia con microinfusore nella nostra Regione, con un numero di pazienti trattati che la mette in linea con altre regioni italiane. Nella coorte di pazienti seguiti presso il CRRDA, i dati raccolti mostrano che la terapia con microinfusore è in grado di migliorare il controllo glicemico dei soggetti che la intraprendono, con una riduzione media dei valori di HbA1c di 1.4 punti percentuali (HbA1c media pre-CSII: 8.9±1.0% mentre l’HbA1c media con CSII è 7.5±1.4%, p<0.0000) e inoltre abbiamo registrato una riduzione della variabilità glicemica (HbA1cDS prima del CSII 0.7 ±0.2% vs 0.4±0.1% con CSII). Abbiamo registrato una minore incidenza di ipoglicemie sia lievi che moderate e severe già a 1 anno (p<0.0000), e tale significatività rimane per tutto il periodo di follow-up, inoltre abbiamo una riduzione degli episodi di chetoacidosi. Non abbiamo, invece riscontrato differenze per quanto riguarda il peso corporeo durante il trattamento con CSII rispetto al basale, mentre abbiamo registrato una riduzione significativa del fabbisogno insulinico giornaliero (da 0.7±0,6UI/Kg a 0.6±0.23UI/Kg, p <0.0000). Nei 13 soggetti in terapia con sistema integrato microinfusore-sensore (SAP) abbiamo osservato che l’utilizzo di SAP per un tempo > a 80% ha comportato una riduzione del numero di episodi di ipoglicemie severe asintomatiche ma anche delle ipoglicemie lievi e moderate e del tempo trascorso in ipoglicemia. Per quanto riguarda la valutazione dell’associazione della variabilità di HbA1c sulla progressione della retinopatia e nefropatia diabetica, abbiamo osservato che per quanto concerne la retinopatia i pazienti in cui si è registrato il peggioramento delle lesioni retiniche presentavano valori medi di HbA1c basale e in corso di terapia con CSII e di HbA1cDS più elevati rispetto ai pazienti che andavano incontro a miglioramento o rimanevano stabili. La variabilità glicemica risulta poi l’unica variabile indipendente di rischio di peggioramento di retinopatia. Tale osservazioni non sono invece emersa nel rischio di peggioramento della nefropatia. Sulla base dei nostri dati, possiamo affermare che la terapia insulinica con microinfusore rimane una valida alternativa alla terapia MDI, quando questa non è in grado di determinare il raggiungimento degli obiettivi prefissati, in pazienti ben selezionati. Oltre a presentare le indicazioni cliniche, i pazienti devono essere ben motivati, devono seguire un accurato autocontrollo glicemico, siano ben educati alla gestione del apparecchio e, possibilmente, seguano un programma di pianificazione alimentare

    Antibioticoterapia e sua Automedicação: Prática Comum entre Estudantes do Curso de Biomedicina de Instituto de Ensino Superior

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    Self-medication habit of antibiotics contributes to the bacterial resistance mechanism, which is a global public health problem that must be prevented. The university student, as a future health professional, is summoned to guide a conduct and report on the use of antimicrobials regarding the casual agent, the site of infection and the severity of the disease. In this study, it has been verified, through a questionnaire, the profile of freshmen and academic students who are majoring in Biomedical Science in an institution of higher education, comparing the results obtained. It is a descriptive study with quantitative data approach (relative frequency – %) through a self-administered questionnaire, and containing 13 multiple choice questions stored in the database in Excel. The sample consisted of 132 undergraduate students from the Biomedical Science course from this University Center. Among the freshmen, the purchase of antibiotic is mainly influenced by previous experiences with the drug, what is not repeated by the students that are graduating and prefer to seek and follow medical advice. Thus, 91.8% of trainees believe that self-medication may be harmful to health. Regarding the use of anti-inflammatory, analgesic and antipyretic before the use of antibiotics, 67% of the entering students said that they take these medications, against 70% of the senior students that also do it. Therefore, we may conclude that information on the danger of self-medication is provided in the disciplines of microbiology and pharmacology, which have not been studied by the freshmen and is unknown by the general population, that appeals to self-medication due to the lack of knowledge. To reverse this situation, it is necessary a greater media exposure on educational practices regarding the risks, the benefits, and elucidation about multi-resistant bacteria.O hábito da automedicação de antibióticos contribui para o mecanismo de resistência bacteriana, sendo um problema de saúde pública mundial que deve ser prevenido. O universitário, como futuro profissional da saúde, é cobrado no sentido de orientar uma conduta e informar quanto ao uso de antimicrobianos no que se refere ao agente causal, ao sítio de infecção e à gravidade da doença. Neste estudo, verificou-se, através de um questionário, o perfil dos acadêmicos ingressantes e concluintes do curso de biomedicina de uma instituição de nível superior, comparando-se os resultados obtidos. Trata-se de um estudo descritivo com abordagem quantitativa dos dados (frequência relativa – %) através de questionário autoaplicável, e contendo 13 questões de múltipla escolha armazenadas no banco de dados no programa Excel. A amostra foi composta por 132 alunos de graduação do curso de Biomedicina desse centro universitário. Dentre os acadêmicos ingressantes, a compra do antibiótico é influenciada principalmente pela experiência própria com o fármaco, o que não se repete com concluintes, que preferem procurar e seguir orientação médica. Assim, 91,8% dos concluintes acreditam que a automedicação pode trazer danos à saúde. Em relação ao consumo de anti-inflamatórios, analgésicos e antitérmicos antes do uso do antibiótico, 67% dos iniciantes disseram que fazem a utilização destes medicamentos, contra 70% dos concluintes que também a fazem. Portanto, conclui-se que informações sobre os perigos da automedicação são fornecidos nas disciplinas de microbiologia e farmacologia, disciplinas estas ainda não cursadas pelos ingressantes e desconhecidas pela população em geral, que recorre à automedicação devido à falta de conhecimento. Para reverter este quadro, é necessária uma maior exposição na mídia sobre práticas educativas, riscos, benefícios, e explicações sobre bactérias multirresistentes

    Circulating MicroRNAs as biomarkers of gestational diabetes mellitus: Updates and perspectives

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    Gestational diabetes mellitus (GDM) is defined as any degree of carbohydrate intolerance, with onset or first recognition during second or third trimester of gestation. It is estimated that approximately 7% of all pregnancies are complicated by GDM and that its prevalence is rising all over the world. Thus, the screening for abnormal glucose levels is generally recommended as a routine component of care for pregnant women. However, additional biomarkers are needed in order to predict the onset or accurately monitor the status of gestational diabetes. Recently, microRNAs, a class of small noncoding RNAs demonstrated to modulate gene expression, have been proven to be secreted by cells of origin and can be found in many biological fluids such as serum or plasma. Such feature renders microRNAs as optimal biomarkers and sensors of in situ tissue alterations. Furthermore, secretion of microRNAs via exosomes has been reported to contribute to tissue cross talk, thus potentially represents, if disrupted, a mechanistic cause of tissue/cell dysfunction in a specific disease. In this review, we summarized the recent findings on circulating microRNAs and gestational diabetes mellitus with particular focus on the potential use of microRNAs as putative biomarkers of disease as well as a potential cause of GDM complications and β cell dysfunction

    Surgeon experience does not influence nodal upstaging during vats lobectomy: Results from a large prospective national database

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    Background: Despite recent improvement in preoperative staging, nodal and mediastinal upstaging occur in about 5% to 15% of cN0 patients. Different clinical and tumor characteristics are associated with upstaging, whereas the role of the surgeon's experience is not well evaluated. This study aimed to investigate if operator experience might influence nodal upstaging during video-assisted thoracic surgery anatomical lung resection. Methods: Clinical and pathological data from the prospective video-assisted thoracic surgery Italian nationwide registry were reviewed and analyzed. Patients with incomplete data about tumor and surgical characteristics, ground glass opacities tumors, cN2 to 3, and M+ were excluded. Clinical data, tumor characteristics, and surgeon experience were correlated to nodal and mediastinal (N2) upstaging using Pearson's χ2 statistic or Fisher exact test for categorical variables and Mann-Whitney U and t tests for quantitative variables. A multivariable model was built using logistic regression analysis. Surgeon experience was categorized considering the number of video-assisted thoracic surgery major anatomical resections and years after residency. Results: Final analysis was conducted on 3,319 cN0 patients for nodal upstaging and 3,471 cN0N1 patients for N2 upstaging. Clinical tumor-nodes-metastasis stage was stage I in 2,846 (81.9%) patients, stage II in 533 (15.3%), and stage III (cT3N1) in 92 (2.8%). Nodal upstaging occurred in 489 (13.1%) patients, whereas N2 upstaging occurred in 229 (6.1%) patients. Years after residency (P&nbsp;= .60 for nodal, P&nbsp;= .13 for N2 upstaging) and a number of video-assisted thoracic surgery procedures(P&nbsp;= .49 for nodal, P&nbsp;= .72 for nodal upstaging) did not correlate with upstaging. Multivariable analysis confirmed cT-dimension (P&nbsp;= .001), solid nodules (P &lt; .001), clinical tumor-nodes-metastasis (P &lt; .001) and maximum standardized uptake values (P &lt; .001) as factors independently correlated to nodal upstaging, whereas cT-dimension (P&nbsp;= .005), clinical tumor-nodes-metastasis (P &lt; .001) and maximum standardized uptake values (P&nbsp;= .028) resulted independently correlated to N2 upstaging. Conclusion: Our study showed that surgeon experience did not influence nodal and mediastinal upstaging during -assisted thoracic surgery anatomical resection, whereas cT-dimension, clinical tumor-nodes-metastasis, and maximum standardized uptake values resulted independently correlated to nodal and mediastinal upstaging

    Nitric Oxide Synthetic Pathway in Patients with Microvascular Angina and Its Relations with Oxidative Stress

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    A decreased nitric oxide (NO) bioavailability and an increased oxidative stress play a pivotal role in different cardiovascular pathologies. As red blood cells (RBCs) participate in NO formation in the bloodstream, the aim of this study was to outline the metabolic profile of L-arginine (Arg)/NO pathway and of oxidative stress status in RBCs and in plasma of patients with microvascular angina (MVA), investigating similarities and differences with respect to coronary artery disease (CAD) patients or healthy controls (Ctrl). Analytes involved in Arg/NO pathway and the ratio of oxidized and reduced forms of glutathione were measured by LC-MS/MS. The arginase and the NO synthase (NOS) expression were evaluated by immunofluorescence staining. RBCs from MVA patients show increased levels of NO synthesis inhibitors, parallel to that found in plasma, and a reduction of NO synthase expression. When summary scores were computed, both patient groups were associated with a positive oxidative score and a negative NO score, with the CAD group located in a more extreme position with respect to Ctrl. This finding points out to an impairment of the capacity of RBCs to produce NO in a pathological condition characterized mostly by alterations at the microvascular bed with no significant coronary stenosis

    Nrf2-interacting nutrients and COVID-19 : time for research to develop adaptation strategies

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    There are large between- and within-country variations in COVID-19 death rates. Some very low death rate settings such as Eastern Asia, Central Europe, the Balkans and Africa have a common feature of eating large quantities of fermented foods whose intake is associated with the activation of the Nrf2 (Nuclear factor (erythroid-derived 2)-like 2) anti-oxidant transcription factor. There are many Nrf2-interacting nutrients (berberine, curcumin, epigallocatechin gallate, genistein, quercetin, resveratrol, sulforaphane) that all act similarly to reduce insulin resistance, endothelial damage, lung injury and cytokine storm. They also act on the same mechanisms (mTOR: Mammalian target of rapamycin, PPAR gamma:Peroxisome proliferator-activated receptor, NF kappa B: Nuclear factor kappa B, ERK: Extracellular signal-regulated kinases and eIF2 alpha:Elongation initiation factor 2 alpha). They may as a result be important in mitigating the severity of COVID-19, acting through the endoplasmic reticulum stress or ACE-Angiotensin-II-AT(1)R axis (AT(1)R) pathway. Many Nrf2-interacting nutrients are also interacting with TRPA1 and/or TRPV1. Interestingly, geographical areas with very low COVID-19 mortality are those with the lowest prevalence of obesity (Sub-Saharan Africa and Asia). It is tempting to propose that Nrf2-interacting foods and nutrients can re-balance insulin resistance and have a significant effect on COVID-19 severity. It is therefore possible that the intake of these foods may restore an optimal natural balance for the Nrf2 pathway and may be of interest in the mitigation of COVID-19 severity
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