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    Mercati alimentari dei primi del Novecento: dal Mercado de Abasto Proveedor di Buenos Aires ai Mercati Generali di Torino

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    Il progressivo accrescersi dei centri urbani determina a partire dalla seconda metà dell'Ottocento la realizzazione di nuovi edifici destinati ad ospitare le attività mercatali. Si tratta di architetture essenzialmente utilitarie, scarne di apparati decorativi, che lasciano trasparire gli aspetti tecnici e materici. Negli ultimi decenni, però, venute meno le finalità per le quali erano stati originariamente realizzati, tali manufatti sono stati sovente oggetto di interventi che ne hanno riproposto l'utilizzo attraverso trasformazioni non sempre rispettose dell'esistente. Nella convinzione che gli interventi di riuso dovrebbero invece costituire un mezzo attraverso il quale viene perseguita la conservazione di tale "testimonianza materiale avente valore di civiltà", la presente relazione intende fornire un contributo alla conoscenza dei mercati coperti in calcestruzzo armato realizzati negli anni trenta del Novecento in Italia, così come in Argentina, analizzando criticamente gli interventi di rifunzionalizzazione recentemente condotti

    Introduzione

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    La storia dell’Università di Sassari è per certi versi simile a quella di altri atenei italiani, le cosiddette “università minori” (Siena, Messina, Macerata, Ferrara, Modena e Parma), una storia caratterizzata dalla strutturale mancanza di fondi e dai ricorrenti rischi di soppressione. Di fondazione municipale e gesuitica – nel 1558 grazie al testamento di Alessio Fontana viene istituito il Collegio; nel 1562 iniziano i corsi; nel 1612 una bolla pontificia concede alla Compagnia di Gesù il conferimento dei gradi accademici in Filosofia e Teologia; nel 1617 il Collegio viene trasformato in università di diritto regio solo per le facoltà di Filosofia e Teologia; nel 1632 una carta reale permise la concessione dei gradi in Diritto e Medicina – l’ateneo sassarese venne “restaurato” nel 1765, all’interno del disegno riformatore del governo sabaudo volto all’integrazione politica e alla formazione culturale delle élites dirigenti locali. Sassari, che insieme agli atenei di Cagliari, Torino e Genova, era una delle quattro università del regno sardo-piemontese, rischiò di venire soppressa in occasione del processo di unificazione nazionale: nel 1859 la legge Casati prevedeva espressamente la cancellazione ell’ateneo a favore della sede di Cagliari, che sarebbe rimasta l’unica università della Sardegna. La reazione della comunità locale e dei parlamentari, sardi e non, ottenne, auspice il ministro Pasquale Stanislao Mancini, la sospensione temporanea del provvedimento. Le condizioni per tenere in vita l’ateneo furono però particolarmente pesanti: il comune di Sassari e l’amministrazione provinciale dovettero provvedere al suo mantenimento. Fu sotto l’egida di questa precarietà strutturale che l’università di Sassari “sopravvisse” nell’Italia unita. Né i due “pareggiamenti” del 1877 e del 1902 risolsero la condizione di inferiorità fisiologica, che si sarebbe trascinata ancora per tutta l’età liberale e nella fase iniziale del periodo fascista: non a caso anche il progetto di riforma elaborato dal ministro Giovanni Gentile ne ripropose ancora una volta la soppressione. La minaccia fu definitivamente scongiurata nel 1923, grazie ancora alla mobilitazione delle classi dirigenti locali e del PNF sassarese. Tuttavia dall’inizio del Novecento l’ateneo turritano conobbe una stagione favorevole di sviluppo e di crescita del livello scientifico e didattico

    I Privilegi e le istituzioni municipali di Alghero (XIV-XVI secolo)

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    L’11 maggio 1831 a Torino i magistrati del Supremo Consiglio di Sardegna furono chiamati ad esprimersi su una «rappresentanza» della municipalità di Alghero che chiedeva il rispetto di due antichi privilegi, relativi al divieto di vendere in città, nel periodo compreso tra il 1° ottobre e la fine di aprile, vini ed uve provenienti dai villaggi circostanti. I due provvedimenti emanati dai sovrani aragonesi non intendevano soltanto proteggere la produzione vitivinicola locale dalla concorrenza degli agricoltori dell'entroterra sardo, ma miravano ad incentivare lo sfruttamento del territorio algherese e a garantire l'autosufficienza alimentare della colonia catalana. Col passare del tempo, venute ormai meno le finalità originarie, questi divieti protezionistici rappresentavano un ostacolo per lo sviluppo del commercio e per la libera circolazione delle merci

    Orazione funebre per Mario Da Passano, Preside della Facoltà di Scienze politiche

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    Commemorazione in memoria del prof. Mario Da Passano, Preside della Facoltà di Scienze poltiche dell’Università di Sassari, tenuta il 26 aprile 2005 nel Dipartimento di Storia dell’Ateneo turritano

    Francesco Cossiga e l’Università di Sassari

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    Politico di intelligenza superiore e di profonda cultura, Cossiga è stato spesso animato da forse un eccessivo protagonismo, specie durante la seconda fase della sua presidenza della Repubblica. Certo, è ancora presto per esprimere giudizi: per alcuni le sue “picconate” hanno finito per minare le fondamenta delle istituzioni repubblicane; per altri, invece, le sue “esternazioni” sono state una lungimirante premonizione delle idee e della nuova realtà politica della cosiddetta seconda repubblica. Cossiga è stato comunque un grandissimo comunicatore. In questa linea, la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Sassari propose, il 17 dicembre 2003, di conferirgli la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione e giornalismo, motivandola con «l’interesse sempre vivo e fecondo che il senatore Francesco Cossiga ha riservato al fenomeno delle comunicazione politica, di cui ha saputo cogliere, nelle sue molteplici dimensioni e articolazioni, le profonde trasformazioni, valorizzandone gli elementi di novità, in modo particolare per quanto attiene all’inserimento delle interazioni fra gli attori politici all’interno dello spazio mediale e la capacità di utilizzare un linguaggio politico funzionale alla comunicazione diretta, pur tuttavia mediatizzata, con i cittadini». Il 30 aprile il Senato accademico approvava la proposta e il 15 dicembre 2005, in una solenne manifestazione, la “sua” università gli consegnava il prestigioso titolo

    Il Manuale giuridico e l'insegnamento del diritto nelle università italiane del XVI secolo

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    Sommario: 1. Il peso della tradizione; 2. Mos gallicus e mos italicus negli ordinamenti didattici delle facoltà di diritto; 3. L’istituzione della cattedra di Pandette; 4. Bartolismo e umanesimo, due soluzioni inconciliabili?; 5. Dal trattato didattico al “manuale” giuridico; 6. Libri e “scartafacci”; 7. Censura e testi giuridici; 8. Edizioni di fonti, repertori e nuove aperture disciplinari

    Plant layout and pick-and-place strategies for improving performances in secondary packaging plants of food products

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    The aim of secondary packaging plants is to pick food products from a conveyor belt and to place them into boxes. The typical configuration of these packaging plants consists of a set of sequential robot stations, performing pick and place cycles from one conveyor to another parallel one, which transport the products and the boxes to be filled. Depending on the relative movement of the two conveyors, the plant operates in co-current or counter-current flow configuration. Undesired perturbations in the product flow rate from its nominal value can lead to critical events, i.e. unpicked product at the end of the first conveyor or not-completely filled boxes. Even if the structures of co-current flow and of counter-current flow plants, are very similar, their behaviour in non-nominal or perturbed conditions can be significantly different. The aim of this paper is to deeply investigate the behaviour of these two kinds of secondary packaging lines, evaluating their performances in the case of different pick and place strategies, using discrete events simulation techniques. Results show to which extent the different proposed control strategies can improve the performances of both co-current and counter-currents plants and, in particular, how co-current plant layouts can achieve performances which are equivalent to, or perhaps even better than, those that can be obtained with a counter-current plant layout, that cannot be freely used since it has been patented. The simulation tool, control algorithms and results presented can help packaging plant designers for choosing the most appropriate solutions and for properly sizing the plant. Copyright © 2012 John Wiley & Sons, Lt

    Le Comunità rurali nella Sardegna medievale (secoli XI-XV)

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    «L’esperienza legislativa dei Giudicati e successivamente l’esperienza della legislazione nazionale […], sono state le esperienze giuridicamente più intense della Sardegna, anche se in modi diversi […], e sono più intimamente penetrate nelle consuetudini locali, determinandone spesso la crisi totale, altre volte consentendo, stimolando e condizionando sul lato esterno, quella storia, interna al progresso delle consuetudini originarie, che definisce il più vasto orizzonte culturale delle esperienze autonome e originarie della cultura sarda, pur nei suoi residui arcaici». Così Antonio Pigliaru, professore di Filosofia del diritto nell’Università di Sassari, poneva nel suo La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico (1959) il problema del rapporto tra la tradizione consuetudinaria e il sistema giuridico codificato. Pigliaru, ispirandosi alle teorie di Santi Romano, di Widar Cesarini Sforza e di Giuseppe Capograssi sulla pluralità degli ordinamenti, riteneva che la società agro-pastorale sarda avesse elaborato un sistema di norme e al suo interno, un «codice della vendetta», strutturato come un ordinamento giuridico autonomo, che avrebbe regolato le relazioni tra gli individui prescindendo dalle istituzioni dominanti, molto spesso identificate con gli apparati repressivi dello Stato (tribunali, carceri, caserme dei carabinieri). In sostanza Pigliaru ipotizzava che le comunità rurali della Sardegna avessero conservato inalterato nel tempo un patrimonio consuetudinario che affondava le radici negli istituti della normativa statutaria trecentesca e in particolare nella Carta de Logu d’Arborea

    Dal manoscritto alla stampa: il libro universitario italiano nel XV secolo

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    Il saggio si incentra sul libro manoscritto o libro a stampa, il libro universitario nella produzione editoriale del secondo Quattrocento, i centri dell’editoria universitaria italiana e i casi di Padova e Venezia
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