47 research outputs found
The ThomX project status
Work supported by the French Agence Nationale de la recherche as part of the program EQUIPEX under reference ANR-10-EQPX-51, the Ile de France region, CNRS-IN2P3 and Université Paris Sud XI - http://accelconf.web.cern.ch/AccelConf/IPAC2014/papers/wepro052.pdfA collaboration of seven research institutes and an industry has been set up for the ThomX project, a compact Compton Backscattering Source (CBS) based in Orsay - France. After a period of study and definition of the machine performance, a full description of all the systems has been provided. The infrastructure work has been started and the main systems are in the call for tender phase. In this paper we will illustrate the definitive machine parameters and components characteristics. We will also update the results of the different technical and experimental activities on optical resonators, RF power supplies and on the electron gun
Shock wave structure for generalized Burnett equations
Stationary shock wave solutions for the generalized Burnett equations (GBE) [ A. V. Bobylev, Generalized Burnett hydrodynamics, J. Stat. Phys. 132, 569 (2008) ] are studied. Based on the results of Bisi et al. [Qualitative analysis of the generalized Burnett equations and applications to half-space problems, Kinet. Relat. Models 1, 295 (2008) ], we choose a unique (optimal) form of GBE and solve numerically the shock wave problem for various Mach numbers. The results are compared with the numerical solutions of NavierStokes equations and with the MottSmith approximation for the Boltzmann equation (all calculations are done for Maxwell molecules) since it is believed that the MottSmith approximation yields better results for strong shocks. The comparison shows that GBE yield certain improvement of the NavierStokes results for moderate Mach numbers</p
Idrocefalo a doppio compartimento
Gli autori presentano un caso di idrocefalo a doppio compartimento. Si tratta di una rara anomalia che consiste nello sviluppo di una dilatazione del sistema ventricolare sopra e sottotentoriale con evoluzione e decorso indipendente l'una dall'altra. Viene discussa la possibile eziopatogenesi di tale condizione alla luce dei dati clinici e neuroradiologici. </jats:p
Fratture del dente dell'epistrofeo
Le fratture del dente dell'epistrofeo rappresentano circa il 15% delle fratture del rachide cervicale.Vengono esaminati venti casi consecutivi osservati presso la Divisione di Neurochirurgia di Bergamo nel triennio 1984–1987: undici casi erano del secondo tipo di Anderson-D'Alonzo, e nove casi del terzo tipo. In diciassette casi la diagnosi fu tempestiva, mentre in tre la frattura fu misconosciuta e trattata tardivamente. Nel primo gruppo, dopo aver costantemente ottenuto una buona riduzione della frattura, il trattamento iniziale è stato sempre l'applicazione di un presidio di Halo, sotto controllo scopico. II periodo medio di applicazione è stato di 115 giorni. L'unica complicazione osservata è stata il frequente allentamento delle viti del cerchio, talora con flogosi localizzate in relazione al prolungato mantenimento dell'anello. Nel secondo gruppo di pazienti, in cui è sempre stata constatata l'assenza di un callo riparativo, il nostro atteggiamento è stato interventistico, praticando un'artrodesi per via posteriore seguita da applicazione di Halo. Il protocollo di monitoraggio prevede l'esecuzione mensile di radiogrammi standard nelle due proiezioni associati ad uno studio tomografico al fine di valutare la formazione del callo osseo e l'allineamento tra i monconi di frattura. Solo dopo l'osservazione di una soddisfacente riparazione ossea si procede alla rimozione dell'Halo ed all'esecuzione di radiogrammi nelle prove funzionali di estensione e flessione per confermare la stabilità dei monconi.I risultati sono stati complessivamente buoni. Nel primo gruppo tutte le fratture di terzo tipo sono guarite con formazione di callo osseo. Una sola frattura del secondo tipo non ha mostrato alcun fenomeno riparativo a tre mesi, per cui è stata sottoposta ad intervento chirurgico come già indicato, con successiva guarigione. Nel secondo gruppo abbiamo avuto un solo parziale insuccesso dovuto ad un'infezione della ferita chirurgica, guarita comunque per seconda intenzione.In conclusione, le fratture non significativamente dislocate o angolate, siano di secondo o di terzo tipo, meritano a parer nostro un primo approccio conservativo, avendo un'alta probabilità di guarigione. Se dislocate od angolate significativamente, può essere corretto proporre elettivamente la stabilizzazione chirurgica, the rimane comunque la scelta obbligata nei casi di mancata saldatura, di pseudoartrosi o di fratture inveterate. Nel primo caso il trattamento più efficace appare quello con Halo. L'intervento chirurgico è preferibilmente eseguito, secondo varie tecniche fra cui quella da not descritta, per via posteriore.</jats:p
Aquileia futura. Valorizzazione, conservazione, turismo e gestione di una città patrimonio mondiale dell'UNESCO
Il trattamento dell'ematoma intracerebrale spontaneo mediante tecnica stereotassica TC-guidata associata a fibrinolisi
Gli autori descrivono un trattamento dell'ematoma intracerebrale spontaneo, alternativo alla terapia conservativa, alla terapia chirurgica classica ed alla semplice aspirazione stereotassica. Esso si avvale dell'associazione tra evacuazione stereotassica TC-guidata della raccolta ematica e successiva fibrinolisi della sua parte residua, mediante l'uso di Urochinasi in loco. La tecnica descritta è particolarmente indicata nel trattamento di raccolte ematiche a localizzazione profonda. La parziale e controllata rimozione dell'ematoma, the viene sempre effettuata a partire dalla sua parte centrale, permette di ridurre al minimo il rischio di risanguinamento intraoperatorio, mentre la successiva introduzione di Urochinasi in cavità provoca la completa scomparsa del residuo ematico entro l'ottava giornata dall'intervento. </jats:p
